Fossa Bova
Un disegno di Matteo Alberti, perito ordinario dei beni inculti, conservato presso l’archivio di Stato di Verona, fornisce utili informazioni per conoscere alcuni aspetti della storia della Fossa Bova, un disegno realizzato per salvaguardare i diritti d’acqua del Menago dove confluivano le acque residue della Fossa Bova dopo l’irrigazione dei terreni in località Bovolino.
Il disegno colloca le sorgenti della fossa a sud del Bovo, tra le proprietà di Ca’ di Ribaldi, di Zolardi, Vezari e Antonio Caporal con la testa della fossa collocata tra le attuali via Villa Broglia e via Ca’ di Raffaldo.
Il corso d’acqua prosegue quindi parallelamente alla strada che porta dal Bovo al Bovolin, attuale via Bovolino, e nelle “Pradi dei Conti Bovi” con le acque di scolo a confluire nel Menaghetto, una fossa che esce e rientra sulla sinistra del corso principale del fiume e quindi nel Menago.
Evitare ogni dispersione d’acqua che potesse impoverire la portata del fiume Menago e danneggiare i molini più a valle, questo fu il motivo per cui anche la Fossa Bova venne inserita nel disegno di Matteo Alberti, la supplica, presentata dal comune di Bovolone nel 1682, mirava a salvaguardare la quantità d’acqua del Menago che giungevano nel suddetto Comune.
La Fossa Bova, rientra nella linea delle Risorgive che divide l’alta dalla bassa pianura che corre a sud di Ca’ di David nella zona tra via Villa Broglia, località Rivare, Fracazzole e Scopela.
Si tratta di una area verde, un percorso con ingresso principale da via Villa Broglia composto da alberi di diversa natura tra i quali gelso nero e da carta, robinia, prugnolo e sambuco e una ricca fauna che comprende insetti, mammiferi e pesci, gestita dai volontari dell’omonima associazione Fossa Bova dal 2003.