INQUINAMENTO PRECISAZIONI ASSESSORE SEGALA
In merito al recente studio dell’Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero, il dato sull’inquinamento relativo a Verona, 25,9 µg/m3 di Pm2,5, non risulta conforme a quanto rilasciato da Arpav, l’agenzia Regionale per la prevenzione e protezione ambientale.
I risultati dello studio, pubblicati su The Lancet Planetary Health, mostrerebbe che 51 mila morti premature da Pm 2,5 e 900 da No2 potrebbero essere evitate in Europa ogni anno se le città prese in esame riducessero i livelli dei due inquinanti raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità, applicando le linee guida Oms sul Pm2,5, a Verona potrebbero essere evitati 269 morti l’anno, mentre con lo stesso calcolo sulla base del biossido di azoto si eviterebbe 1 decesso l’anno, evidenziando di fatto che la provincia scaligera si troverebbe sopra i parametri europei per quanto riguarda le Pm10, registrando un 25,9 µg/m3 per un livello massimo di 25 e di poco sotto ai limiti di No2 con un 34,1 per un limite massimo di 40.
Dalla relazione regionale sulla qualità dell’aria di Arpav invece si evidenzia già nel 2019 un livello di Pm2,5 a Verona di 19 µg/m3, concentrazione media calcolata sui 356 campioni rilevati nell’arco dell’anno al Giarol, la centralina di riferimento per la nostra città, l’inquinamento da Pm2,5 a Verona negli ultimi anni è sempre calato costantemente, di fatto nel 2015 la concentrazione media annua era di 26 µg/m3, con centralina di riferimento al Cason, nel 2016 di 22 µg/m3, nel 2017 di 23 µg/m3, nel 2018 di 21 µg/m3.
Di seguito sul tema quanto dichiarato dall’Assessore alla pianificazione urbanistica Ilaria Segala, “Gli studi e le classifiche sono importanti ma in questo caso danno una fotografia che genera un allarme ingiustificato, i dati utilizzati non sono attuali, si basano su rilevamenti vecchi che non corrispondono alla realtà e pertanto sfalsano il risultato dell’algoritmo, quella concentrazione di Pm2,5 a Verona risale al 2015 e da allora sono in continuo e netto calo, certo, molto resta ancora da fare ma molto si sta facendo per migliorare la qualità dell’aria e la riduzione ne è la dimostrazione, negli ultimi anni, grazie anche all’accordo di Bacino Padano e al tavolo congiunto con le altre città sono stati fatti numerosi passi in avanti, condividiamo quindi l’obiettivo della ricerca dell’Università di Utrecht, ossia sottolineare l’importanza di adottare dei valori limite sempre più bassi per ridurre la mortalità da inquinamento, ma per dimostrarlo non servono le esagerazioni”.