LETTERA DA UN PAESANO

Per la nostra rubrica “Lettera da un paesano” in questo appuntamento vogliamo riportarvi la lettera di una nostra compaesana che si collega alla precedente nella quale si chiedeva l’installazione di alcune telecamere in paese nelle zone maggiormente soggette a disordini e disagi.

“Ho letto la precedente “Lettera da un paesano“, senz’altro quelle descritte sono zone del nostro paese molto degradate, vorrei però far presente che anche il centro del paese: piazza Roma, via Colonnello Fasoli, via Aldrighetti, ecc. insomma zone limitrofe alla discoteca sono in uno stato pietoso, lo sappiamo noi che abitiamo in via Colonnello Fasoli quante bottiglie dobbiamo raccogliere il sabato e domenica mattina, quante secchiate di acqua e candeggina buttiamo sulle pozzanghere di urina che sono davanti ai nostri cancelli, posti molto adatti visto che le macchine in sosta lungo la strada danno un senso di “raccoglimento” a chi deve espletare certe necessità dopo una sbronza, un paio di anni fa si sono divertiti a dare pugni su tutte le cassette della posta lungo la via, rendendole quasi inutilizzabili, la mia è ancora lì, a memoria.

Non sono convinta che delle telecamere possano attenuare il fenomeno di vandalismo che invade il nostro paese, forse un giro in più della Forze dell’Ordine sarebbe più efficace.

Credo che manchi, da parte di molti nostri compaesani, amore per la nostra comunità, è vero, ormai tanti stranieri si sono insediati qui, soprattutto rumeni che comprano casa ma non sono nella loro terra, non si sentono parte della comunità e noi autoctoni facciamo molto poco perché possano integrarsi, c’è un gruppo in parrocchia che si dà da fare per questo scopo, ma è poco se il resto della gente è ostile all’aggregazione (mala tempora currunt).

Non ultima la statale che taglia il paese a metà, che rende la vita invivibile a chi vuole passeggiare, fermarsi a parlare sulle panchine della piazza, andare in bicicletta, permettere ai bambini di andare a scuola a piedi, magari da soli in gruppetti, speriamo che si avveri il sogno che attendiamo da trent’anni di avere una strada alternativa che ci liberi da questo inferno.

Ma basta brutture, anche se vere, io sono nata in questo paese e credo che ci morirò, lo amo perché la gente che ci vive quando si incontra si saluta, chiacchera in piazza tra un rumore di camion e un’ambulanza a sirene spiegate, che importa, il calore delle persone può rendere bello tutto, persino Ca’ di David!”.

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